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SPACE RENAISSANCE: LA NEWSLETTER DEL "RINASCIMENTO SPAZIALE"

di Adriano Autino
newsletter di Space Renaissance


Avevo già in agenda un breve intervento sulla non inevitabile obsolescenza della civiltà industriale, ma i drammatici eventi che si susseguono in Francia, Tunisia, Kuwait e Somalia, Egitto, Siria, mi spingono a dare priorità assoluta a questo argomento. Credo non possa sfuggire a nessuno la convergenza dei diversi vettori di crisi che sono in azione: la crisi economica globale, che imperversa ormai da sette anni ed i cui effetti devastanti sono sempre meno reversibili, il sostanzaile fallimento di diversi Paesi, anche nel cosiddetto mondo avanzato, i conflitti che sono in crescita, le atrocità che appaiono sempre più normali, e la stanchezza esistenziale che pervade il mondo occidentale, sinora incapace di reagire.


Non intendo discutere sulle cause di questo stato di cose, fondamentalmente perchè ritengo che le soluzioni del problema prescindano, in questo caso, dalla pedissequa identificazione delle cause: se volessimo cercare un accordo sulle cause, ci perderemmo in discussioni senza fine, che andrebbero a portare ulteriore acqua alla crisi, piuttosto che alla soluzione. E neppure intendo discutere come la gran parte dei mostri sociali che scorrazzano nel mondo siano stati generati proprio dalla parte più avanzata della nostra civiltà, il mondo occidentale: questo è risaputo, e tornarci sopra non ci fa avanzare di un solo passo. Ciò che voglio mettere in evidenza sono sostanzialmente due aspetti: dove questa crisi ci sta rapidamente portando, e che tipo di azione (non necessariamente una re-azione) occorre mettere in campo, per sperare di superarla ed uscirne.

Intanto la crisi è globale, quindi l’uscita dalla crisi può essere solo globale: nessun paese, piccolo o grande, può pensare di rinchiudersi, arroccarsi e creare impossibili Shangri-La. I nemici del progresso civile sono ovunque, professano tutte le religioni e parlano tutte le lingue del mondo: non è chiudendo le frontiere che possiamo tenerli fuori dalle nostre comunità. Non è neanche imbracciando le armi che possiamo sconfiggerli. Con questo non voglio dire che dobbiamo lasciarci pacificamente massacrare dall’ISIS o da altri macellai. Voglio dire che, se il mondo tecnologicamente avanzato si limiterà a strategie puramente difensive, o puramente militari, ha già perso in partenza. Ciò che necessita prioritariamente è una risposta culturale di altissimo livello, che accenda un faro di civiltà impossibile da ignorare.

La crisi ci porta velocemente alla distruzione della civiltà industriale. Molti, in particolare i decrescitisti, addirittura ritengono questo un fatto positivo, poichè focalizzano il loro pensiero unicamente sugli aspetti deteriori dell’industrializzazione: sfruttamento, inquinamento, spreco di risorse, depredamento delle risorse dei popoli più deboli, alienazione. Tutto vero, ma la critica della civiltà industriale è rimasta ferma a cinquant’anni fa, quando questa era in pieno vigoroso sviluppo, e la critica esercitava una funzione moderatrice degli aspetti deteriori dello sviluppo.

Oggi dovremmo invece focalizzare la nostra analisi su cosa vorrebbe dire perdere la civiltà industriale: allo sviluppo industriale e tecnologico dobbiamo tutto. La nostra morale, in primo luogo, le e' profondamente debitrice: il lavoro salariato ha prodotto dignità e diminuzione della paura sociale su larga scala, i sistemi di istruzione di massa, il tempo libero da dedicare all'arte ed alla cultura, ed una certa disponibilità economica, per finanziare la ricerca, l’arte, la cultura. Basta guardare le realtà preindustriali, dove la morale corrente trova perfettamente normale la vendita delle figlie e lo sfruttamento del lavoro minorile, solo per fare due esempi che dovrebbero far riflettere tutti gli ipercritici endemici della societa' industriale. I popoli di tutti i Paesi ormai anelano alla democrazia, ma le primavere arabe sono fallite, ed alimentano ulteriormente mostri sociali come ISIS, Al Qaeda, ecc.. Perchè? Perchè in quei Paesi non c’è stata ancora una rivoluzione industriale, non c’è il lavoro, non c’è un vero concetto di cittadinanza.

Ora, il punto è: chi accenderà, in quei Paesi, la scintilla dell’invenzione, del progresso e dello sviluppo industriale? Attenzione: nella situazione attuale anche i grandi Paesi come il Brasile, la Cina, l’India, che negli ultimi anni si sono avviati su una strada di grande sviluppo, rischiano di ricadere nella recessione, trascinando in un ulteriore baratro tutta l’economia mondiale.

Che cosa ha da mostrare, il mondo tecnologicamente avanzato, alle moltitudini di giovani disperati, senza lavoro e senza futuro? È questa la vera sfida, che non si può vincere sul terreno militare. Se i giovani del mondo vedranno aprirsi grandi orizzonti, grandi progetti, smetteranno di farsi plagiare dai predicatori di morte e di arruolarsi nelle milizie del terrore. Doppia attenzione: non sono solo i giovani del cosiddetto terzo mondo che aderiscono all’ISIS, sono anche giovani europei, che possono aver vissuto in condizioni di relativo benessere, grazie al lavoro dei loro genitori, nel contesto sociale dei paesi avanzati. Evidentemente tale contesto li ha delusi profondamente, come ha deluso milioni di altri giovani che pure non si arruolano nell’ISIS, ma che parimenti non hanno lavoro, non hanno futuro, non hanno motivazioni per impegnarsi, lavorare con dedizione, per superare le mete che furono dei loro genitori. La strategia europea, in particolare, da decenni è orientata al cosiddetto soft-landing, vale a dire l’”atterraggio morbido” della civiltà industriale, verso un fantomatico modello cosiddetto post-industriale, di cui nessuno ha neppure provato ad ipotizzare i connotati sociali ed antropologici. Il fallimento di questa cosiddetta strategia -- decrescitista nei fatti, di cui l’austerità suicida è solo l’ultimo atto -- è ormai sotto gli occhi di tutti. E non si può tacere l’agonia inflitta al popolo Greco, proprio da chi, e questa è l’ironia, aveva avuto i debiti di guerra condonati!

In questi giorni il Popolo Greco ha dato un giudizio chiaro ed inequivocabile sulla politica europea. Non per questo si deve disfare l'Europa: se una regione italiana votasse la sfiducia al governo, si parlerebbe di dissolvere la nazione italiana? Il fallimento della California ha forse causato la dissoluzione degli Stati Uniti d’America? Si deve invece dimettere subito il Governo Europeo, ed andare ad elezioni anticipate. Chi ha l'autorita' di dissolvere la Camera dei Deputati Europei lo faccia subito, e dia la possibilita' agli Europei di eleggere un governo, un parlamento ed un presidente che sviluppino subito l'azione costituente della Repubblica Federale Europea, o Stati Uniti d'Europa, che dir si voglia. Tale entità politica dovrà provvedere ad assicurare la reale omogeneità fiscale, monetaria, pensionistica, sanitaria, educativa e di sviluppo industriale, per tutti gli stati.
Ai terroristi dico solo questo: è estremamente facile attirare l’attenzione del mondo mediante atti violenti e disumani. C’è qualcuno che voglia provare a stupire e catalizzare l’interesse del mondo mediante atti portatori di gioia e speranza? Sarebbe tempo!

Il mondo necessita di una grande rivoluzione, che riaccenda la speranza nel futuro, rilanciando il progresso civile su scala globale. Tale prospettiva, che compete in toto al mondo tecnologicamente avanzato, si può innescare da subito, sviluppando l’industria dell’astronautica civile. Come lo sviluppo dell’aviazione civile nel secolo scorso, ma su una scala molto maggiore, l’espansione dell’androsfera oltre i limiti del nostro pianeta creerà milioni di nuovi posti di lavoro, sia a terra che nello spazio, curerà e bonificherà le tremende piaghe sociali da cui siamo afflitti, dando inizio ad una nuova era di crescita della civiltà, per millenni a venire.

Vi sembra troppo bello? Ogni viaggio, anche il più lungo, comincia con un semplice passo: iscrivetevi a Space Renaissance Italia! Insieme renderemo questa prospettiva concreta e reale.


Appuntamento il 7 Ottobre al Politecnico di Torino con la conferenza LA NASCENTE INDUSTRIA DEL VOLO SPAZIALE CIVILE 

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